Stivali neri adornati con stemmi reali d’argento
lasciano pesanti impronte sulla neve ancora fresca. Josef dà una rapida
occhiata all’orario indicato sulla lente destra: le cifre rosse indicano
19.03. Anche se il radar non indica altri soldati più vicini di cinque
metri, finge comunque di doversi sistemare il berretto per assicurarsi di
non essere visto. I robot sono raggruppati a tre, proprio di fronte al
lunghissimo muro che indica i confini. Un isolato fiocco di neve sfiora il
cancello, illuminandosi per l’elettricità che vi è appena passata sopra.
Con cautela, Josef appoggia il fucile sul fianco ed
estrae da una delle numerose tasche della divisa una sigaretta ed un
accendino non più grande del suo pollice. Mette la sigaretta in bocca e si
prepara ad accenderla, ma una mano guantata di nero gliela afferra e la
getta nella neve, pestandola.
Per un secondo Josef teme che sia il capo divisione, ma
poi osa alzare lo sguardo ed il suo volto recupera un po’ di colore.
-Dieter ! Per il Signore, mi hai fatto morire dallo
spavento !
-Ma che ti sei messo in testa ? – gli risponde il
compagno sottovoce, notando che uno dei robot ha mosso la testa. Per
fortuna non sta guardando da quella parte.
-Vuoi ammazzarci tutti ? Riprendi il fucile e riprendi
la guardia ! E non nominare il Suo nome in quel modo, vuoi che ti mettano
in un gruppo di recupero sociale !?
-C’è
qualche problema, soldato Denkov, Josef e soldato
Shenkie, Dieter ? – chiede con voce
artificiale il colosso metallizzato di due metri.
-Negativo ! – si sbrigano a rispondere.
-Molto
bene. Il vostro re ne sarebbe estremamente contrariato. Eseguite gli
ordini, o farò rapporto.
Si allontana a passi rumorosi, nonostante la neve.
-La prossima volta che vuoi farci ammazzare fallo quando
non sono in servizio !
-Non stavo facendo niente ! – risponde Josef con un filo
di voce.
-Lo sai che non è importante. Ora guarda, i cieli stanno
diventando rossi; prendi il fucile e regolalo al massimo, i demoni saranno
poco oltre quella collina.
-Cieli rossi. Un segno di sventura.
Centinaia di piccoli mostri alati sbucano
all’improvviso, identificati dal complesso hardware in dotazione che li
mette sotto tiro prima ancora che siano visibili.
-Nemico
in avvicinamento ! Uomini… fuoco !
Il robot abbassa il braccio, sia per dare il via agli
spari sia per lanciare un potente raggio laser che passa attraverso un
demone, disintegrandolo. L’ondata di mostri rallenta, tentando di penetrare
nel paese attraverso un altro itinerario. Decine di automi si alzano in
cielo da tutti gli angoli della nazione, presidiandone i confini e facendo
letteralmente strage di demoni. I pochi esseri umani impiegati ai confini,
guidati da tecnologia senza pari, fanno altrettanto.
“Vi stiamo facendo un favore” pensa Josef mentre
continua a sparare “Nemmeno il Diavolo in persona vorrebbe mettere piede a Latveria”.
Nello stesso momento, a mezzo mondo di distanza, sono
appena passate le tredici. Ma nonostante il fuso orario permetta più luce
che non a Latveria, i cieli sono neri. Johnny Storm, meglio conosciuto come la Torcia Umana, sta
sorvolando la città lasciandosi come sempre una striscia di fuoco alle
spalle.
Sotto di lui la città è impazzita, sotto l’effetto della
mistica Cappa delle Ombre. Reed ovviamente ha analizzato il fenomeno da
tutti i punti di vista, come fa sempre. Ma che senso ha analizzare con
mezzi scientifici una magia ? Non è una cosa stupida per definizione ? A
volte Reed è troppo intelligente per il suo stesso bene.
Ormai ha perso di vista il Ragno. Separarsi era sembrata
una buona idea…in questo modo potevano fare di più. Ora però è solo.
Ora che ci pensa, vagando senza meta nel cielo, non è
abituato a stare solo. Ha sempre avuto il gruppo alle spalle, o anche solo
Ben, o una delle sue mille fidanzate. Si mette a pensare a Thalia, ma è un pensiero stupido e si rimprovera da
solo. Quella non è neanche una storia seria, è un qualcosa per non essere
solo.
“Dove sto andando ? Dovrei essere in città a friggere
demoni. Sono un eroe, no ? Sono un eroe… o così continuano a dirmi da
sempre, da quando per merito di qualcun altro ho avuto dei poteri. Non
posso dirgli che non me ne frega niente di loro, no ? Non posso fare come
Ben, che dà sempre la colpa al mondo per quello che gli è successo. Ma che
sto dicendo ? L’ha superato, no ? Ha accettato di essere un mostro per
tutta la vita, mentre io sto qui a lamentarmi ! Ho una vita perfetta. Ho
tutto quello che si può desiderare. Ma non per merito mio !!! E’ tutto
così…così... frustrante.”
Preda della sua lucida follia introspettiva, Johnny
continua il suo volo senza destinazione, inseguito da demoni tutt’altro che
interiori. Presto si pentiranno di averlo fatto…
Ormai a chilometri di distanza, Reed Richards spegne i
sensori della Fantasticar. Non sono riusciti a registrare altro che
stupidaggini insensate, e la dimora del Dottor Strange resta inaccessibile.
“Di certo, qualunque cosa stia succedendo là dentro,
difficilmente sarà fuori dalla portata di Stephen. In quanto Mago Supremo
avrà già compreso l’entità di questo bizzarro fenomeno sovrannaturale e
starà approntando i mezzi necessari per porvi fine”.
“Ma che bel discorsetto, Reed. Strano che tu non l’abbia
messo in endecasillabi”.
-Chi ha parlato ?
Si guarda intorno, ma non c’è nessuno. Stranamente i
demoni si sono allontanati, a tal punto che non se ne vedono nel raggio di
almeno un isolato. La radio è spenta, e così il suo comunicatore personale.
-Hai letto i miei pensieri. Sei un telepate
?
“A volte sei troppo intelligente per il tuo stesso bene,
Reed. Non riconosci la mia voce ?”
-Assomiglia a quella di mio padre, con un modulatore
vocale a 800 Hertz.
“Ahaha ! E pensare che ti
credono privo del senso dell’umorismo. C’è un solo modo in cui puoi
vedermi… atterra in strada, dopo aver girato a destra.”
-E’ illogico. Non serve che io ti veda per sapere chi
sei… ma preferisco non sottovalutarti, e constatare di persona la minaccia
che puoi rappresentare.
“Non è necessario dirmi queste cose. Io so tutto di te.”
La Fantasticar atterra dolcemente in strada, accolta da
un leggero vento che fa svolazzare delle cartacce. Reed deforma una gamba per
scendere il più in fretta possibile.
“Ecco, davanti a te. In quel negozio di
elettrodomestici.”
La vetrata è stata rotta, probabilmente con un mattone,
e manca della merce. Ma non c’è nessuno. Ci sono frammenti di vetro rotti
in tutta la strada.
-Se questo è un trucco per separarmi dagli altri…
“Come se fosse mai stato necessario tenerti in disparte
dal resto del mondo. Su andiamo…non riesci a vedermi, tra le pareti di
vetro del tuo subconscio ? Le ho infrante apposta per te, spero tu valga lo
sforzo.”
Invece di analizzare quello che vede, ora Reed si limita
a guardare. Riflesso nel vetro, al posto della sua immagine, c’è un uomo in
armatura. Indossa un lungo mantello verde scuro, e sull’occhio destro ha
una specie di protesi meccanica. Ma il suo volto…
-Tu… sei me ?
“Ora sì. Puoi chiamarmi Dottor Fantastic,
se non hai nomi più altisonanti in mente.”
-Lo trovo ridicolo.
“Non posso che apprezzare il tuo disprezzo. L’archetipo
che mi ha generato ti è chiaro, spero.”
-A giudicare dal design della tua armatura, tu dovresti
rappresentare le mie paure di trasformarmi in qualcosa di simile a mio
padre o a Victor. Probabilmente il fenomeno mistico che sta dilagando
accentua i disturbi bipolari della personalità, probabilmente influendo
sulla parte irrazionale del cervello.
“La tua mente è elastica come il tuo corpo, quando
vuoi.”
-Essendo me, sicuramente sai che ho capito che per
eliminare il disturbo basterà alterare la forma del mio cervello in
determinati punti.
“E dimmi, se sei capace di dirmi perché, se sai analizzare
il fenomeno così attentamente, ti rifiuti di indagare ?”
-Questo è errato. Ho già analizzato il-
“Non vorrai darla a bere a te stesso, spero ! Da quando
in qua l’incapacità dei tuoi strumenti di funzionare a dovere è un problema
per le tue capacità di analisi ? Se a provocare tutto questo fosse un
congegno alieno, avresti già immaginato una strategia.”
-Poniamo il caso che questo sia vero. Perché mi
rifiuterei di analizzare il sovrannaturale ?
“Non è ovvio ? Perché temi di diventare come lui.”
L’apparizione afferra il mantello col braccio e si copre
teatralmente, assumendo una posa drammatica.
“Andiamo, non senti il fascino dell’essere l’uomo più
intelligente del mondo ? Il brivido di poter comandare tutti quanti,
facendogli credere che è per il loro stesso bene ?”
-Non sono come Victor.
“Allora forse…” – lascia andare il mantello, che si
ritrae alle sue spalle; gli cresce un lungo pizzetto grigio, che accarezza
meditabondo con le braccia conserte “…non pensi mai a quali incredibili
scoperte scientifiche potresti fare, se solo trascurassi qualche piccolo
cavillo morale ? Non fantastichi mai sul potere che potresti avere,
muovendo le giuste pedine nel grande gioco degli scacchi che è la storia
umana ?”
-Questa imitazione di mio padre è veramente pessima. E’
ormai lapalissiano il fatto che questo discorso serve solo per avere più
spazio nella mia mente.
“Oh, quello non mi manca. Ogni volta che lodi le
creazioni di Victor e di tuo padre, io guadagno tempo. Ogni volta che ti
consideri al di sopra di tutti gli altri ed incapace di fallire, io divento
più forte. Ogni volta che-“
-Ogni volta che cercano di scatenare le emozioni
peggiori della mia famiglia, io penso ad un metodo per proteggerla. E
conosco molto bene il lato che tu rappresenti. So benissimo che esisti ma
invece di respingerti ti accetto, facendoti capire che sbagli. Quando anche
il resto dell’umanità avrà capito che è questo il modo per allontanare
l’inferno che stanno vivendo, tutto finirà molto in fretta.
“Sei così sicuro di sapere qual è il lato giusto da
mantenere, Reed ? Pensi davvero di essere una persona sola ?”
-Che cosa vuoi dire ?
Una mano gli si appoggia sulla spalla destra, facendolo
voltare. E’ Susan, che lo guarda preoccupata.
-Tutto a posto, Reed ? Avevi lo sguardo perso nel vuoto…
Sono ancora sulla Fantasticar. Dev’essere un trucco, o
forse un’allucinazione… perché lui si ricorda di essere sceso e di aver
parlato con il proprio riflesso. Ma in effetti Susan era nella Fantasticar…allora perché non gli era sembrato strano
il fatto di essere solo ? Un’allucinazione, sicuramente.
-Sì, cara, è tutto a posto. Stavo semplicemente
analizzando la situazione, tutto qui. Credo che dovremmo parcheggiare la
Fantasticar da qualche parte e respingere altri demoni.
-Sono d’accordo. Spengo gli strumenti della mia
postazione…
Facendo appoggio sul suo campo di forza invisibile, Sue
scavalca agilmente lo schienale della postazione di comando per saltare al
suo posto. Mentre preme i due pulsanti necessari a disabilitare i computer,
nota qualcosa sul sedile. Lo prende in mano e lo osserva perplessa.
-Strano. Come ci sarà finito qui, questo pezzo di vetro
rotto ?
Vapori giallastri volteggiano a pochi centimetri dalla
pietra secolare, danzando dolcemente attorno a un pentagramma dipinto col
sangue. Il mantello verde è scosso da una leggera brezza spettrale, che non
osa avvicinarsi troppo. Solo i filtri della maschera gli permettono di non
soffocare.
Dita protette dal metallo lucente si muovono con grazia
sorprendente, rilasciando con delicatezza polveri e composti chimici.
Davanti ai suoi occhi, un manoscritto di diecimila generazioni fa fluttua a
mezz’aria protetto da un campo di forza della prossima generazione.
Una voce ferma e decisa ne recita il testo, che dovrebbe
essere una preghiera sacrilega al diavolo. Ma in bocca a lui sembra una
sfida, quasi un ordine perentorio.
Gocce di sudore scendono sulla sua fronte, asciugate
all’istante dalla più amena delle funzioni della sua armatura.
Il rito sta per concludersi. Sente la sua anima nera
vacillare, quasi nel timore del risultato. Timore ? Non può esserci timore
per lui ! Questo è il suo castello, la sua patria, il suo regno ! Che il
Diavolo stesso venga ad occuparsi delle sue legioni, se ci tiene ! E’ forse
un vigliacco ? Fa bene a restare in disparte !
Una colonna di luce cremisi si alza dal centro del
pentagramma, superando le mura ed uscendo dal castello, per arrivare fin
dove il cielo glielo consente, seguendo le mani di chi lo ha evocato. Il
suo corpo gli implora di lasciar perdere questo incantesimo, troppo
pericoloso per un umano.
Ma lui non è un essere umano, non è imperfetto come
tutti gli altri, e niente può osare contraddirlo. Allarga le braccia, e la
colonna di luce si espande fino a diventare una cupola. Le pareti di questa
oscena invocazione invisibile si allargano, passando attraverso i suoi
sudditi e la sua terra, espandendosi fino ai confini più lontani. E’ fatta.
E’ una lontana risata, quella che sente ? E’ forse il diavolo che accetta
la sua sfida, e si manifesta nella mente degli uomini ? Ora tutto tace.
Victor Von Doom si allontana
dal braciere in fiamme, sorridendo alla vista del pentagramma che risplende
di luce nelle segrete del suo castello.
-E’ riuscito nel
suo intento, Padrone ?
I vapori giallastri si raggruppano, assumendo una forma
vagamente umana, e tornando allo stato solido.
-Ovviamente, Zolfo, ovviamente.
-Non comprendo il
funzionamento di questa reazione, Padrone.
-Certo, poiché così io ho voluto. Ora raggiungi i tuoi
fratelli Elementi e lasciami solo… Destino ha molte cose di cui occuparsi.
-Sì, Padrone.
Il mostro artificiale lascia la stanza, risalendo le
scale in pietra sotto le quali si annidano complessi sensori. Il Dottor
Destino accede ai suoi più potenti computer, i cui dati gli vengono
mostrati in un ologramma visibile solo con le sue onde cerebrali.
-Valori psicometrici della popolazione sotto controllo…
perfetto. Ha funzionato, se mai c’è stato alcun dubbio. Questi demoni non
possono più mettere piede nella mia Latveria,
poiché ho portato qui una porzione di inferno… e niente può dannare
ulteriormente le anime dell’inferno, sia che questo sia reale o
artificiale. Un vero peccato aver dovuto sprecare questo incantesimo, ma la
sicurezza del mio popolo viene prima di qualunque altra cosa.
L’ologramma cambia forma, diventando un mappamondo. Una
carta della distribuzione delle energie mistiche si sovrappone; la maggiore
concentrazione è nell’America orientale.
-New York City… abbastanza prevedibilmente… è il centro
del fenomeno. Di certo sei un’ingenua, Darklady,
se pensavi di poter agire senza il tacito permesso di Destino. Gioca pure
con i tuoi servi, se è questo che vuoi. Gioca pure con il mondo, ma non
osare interferire con i miei piani. Speravi di tenermi impegnato, mandando
qui le tue orde di demoni prima che nel resto del mondo ? Un’ingenua,
davvero. Non provo altro che pena per chiunque tenterà di torcere un
capello ai miei sudditi.
Gli ologrammi svaniscono, e passando sopra il
pentagramma Victor esce dalla stanza umida, salendo le scale su cui ci sono
sottili orme di zolfo.
“Approfitterò della distrazione per continuare il mio
lavoro sui Protocolli Richards. Perché fare aspettare la dominazione
mondiale ?”
Sopprime il desiderio di ridere, in fondo l’ilarità mal
si addice a un sovrano, anche se ha tutti i motivi per essere felice. Si
limita a fare un ampio respiro, ora non più falsato dai filtri nasali. Però
c’è qualcosa che non va. Non riesce a respirare, e l’elmo è troppo stretto.
Un effetto dell’incantesimo ? Impossibile ! Lo avrebbe previsto ! Cosa può
essere ? Cosa, cosa !?
-Basta !!! – grida, sentendosi soffocare sempre di più.
C’è una sola cosa da fare.
Alla pressione di un pulsante nascosto, il suo guanto
destro rileva la presenza di un anello multi-sfaccettato. Da esso partono
decine di raggi invisibili, disattivando le chiusure automatiche della sua
maschera. La strappa via, assaporando l’aria antica del castello.
La maschera cade a terra, e lui si appoggia il muro. Il
guanto graffia leggermente le pietre, rimaste virtualmente inalterate per
secoli. Cosa può essere stato ? Un malfunzionamento dei sistemi di
sopravvivenza, forse ? E’ indispensabile una revisione completa di tutte le
funzioni dell’armatura. Non può certo permettersi di restare senza, in
fondo è da essa che dipende…
“Che pensieri sono mai questi ? Io sono Destino ! Cosa
importa a me di-“
Solo ora alza lo sguardo, incrociando quello che gli è
rimandato indietro dallo specchio. Maledetta vanità ! Perché deve essergli
mostrato ancora quel volto deturpato, sfigurato ? Lui è Destino ! Destino,
non quel volto orrendo !
Il vetro va in mille pezzi sotto il suo pugno, e le
pietre del passato si incrinano sotto l’energia dell’armatura. I frammenti cadono
a terra, sopra la maschera.
Tra i riflessi, Victor vede un demone spiegare le ali e
fuggire dalla sua testa. Tra i frammenti mille altre cose, parti
scoordinate della sua vita e dei quattro che lo hanno sempre ostacolato.
Uno stivale metallico frantuma il vetro, mentre la sua mano recupera la
maschera e la rimette al suo posto.
-Supera questo ostacolo, Richards. Nemmeno l’Inferno
permetterà a te e alla tua famiglia di evitare la regale punizione.
“Anche tu riceverai la tua punizione, Victor…non temere,
anche tu, un giorno, assaporerai il vero
inferno” sussurra il vento che spegne il braciere infernale.
Appena scesi in strada, i due coniugi si separano per
coprire una quantità maggiore di territorio e cercare di eliminare il
maggior numero possibile di demoni.
Sue si dirige verso la 5th Avenue dove pare si sia scatenato il
caos. La Cappa delle Ombre sta tormentando i newyorkesi giusto nell’ora di
punta! La strada più ricca della Grande Mela a quest’ora pullula di
turisti, di gente che si reca a pranzo dopo una mattinata di lavoro, di
uomini e donne più o meno famose che si danno allo shopping nei negozi più
famosi del mondo. Questo è quello che accade solitamente, ma quello che
accade oggi decisamente è insolito ! I manichini dei negozi d’abbigliamento
inseguono clienti e commessi tentando di ucciderli. Dai negozi di
elettrodomestici esce gente urlando di aver visto demoni sugli schermi dei
televisori in vendita o di trapani, motoseghe e vari attrezzi da bricolage
che fluttuano come fossero vivi. Dal megastore della Virgin dei CD
schizzano come proiettili affilati conficcandosi nelle pareti circostanti.
Gli idranti sparano potenti getti d’acqua sui passanti e sulle auto
causando incidenti. La Donna Invisibile si arma di un’asta di campo di forza e si dirige verso un
gruppo di goblin e demonietti vari che stanno
fuoriuscendo dai tombini in mezzo alla strada. Sembra un “Bruce Lee in
gonnella”, le lezioni con Pugno d’Acciaio sono state preziose.
In quel mentre, anche a Yancy
Street il caos dilaga. I barboni scappano dai vicoli, dove si radunano di
solito, inseguiti da bidoni dell’immondizia in fiamme con gambe e braccia,
che li terrorizzano con una frusta infuocata. Le vecchine scappano dai
carrelli per la spesa che lanciano contro di loro scatolame vario. I bambini fuggono impauriti di fronte ai
giocattoli del negozio Toys’r’us della zona, che
sembrano aver preso vita. Insomma, ormai tutta la città è un susseguirsi di
oggetti normalmente inanimati che si animano e terrorizzano la popolazione.
Dagli angoli bui, nell’ombra sembra di scorgere ogni tanto occhi malefici
ed un leggero odore di zolfo inizia a spargersi ovunque…
Benjamin J. Grimm è nato e vissuto in questo quartiere e
adesso stenta a riconoscerlo. La gente scappa ovunque, alcune persone
litigano furiosamente tra loro quasi cercassero un banale pretesto per
uccidersi a vicenda. La cosa più strana è che, di solito, ogni visita della
Cosa al suo vecchio quartiere era accolta da un nugolo di ragazzini
festanti (e anche da vari scherzi più o meno pesanti della Gang di Yancy Street, ovviamente).
Mentre questa volta è del tutto ignorato, come se non ci
fosse. Anzi, a volte, mentre cerca d’impedire una rissa o di proteggere
qualcuno dall’assalto dei demoni che stanno assalendo la metropoli, la
gente si terrorizza e scappa. E lo stesso incessante stridore che sta
infiammando gli animi del mondo gli mette in testa strani pensieri,
ignorati da una vita.
-Ma chi diavolo me la fa fare di stare dietro a questi
pazzoidi ! Che se la sbrighino da soli contro questi demoni io ho di meglio
da fare, anche se… Menare le mani non mi spiace, sarebbe bello potersi
scatenare come fa Hulk !- Dice tra sé e sé il colosso arancione. Cammina
come se niente fosse in mezzo alla strada, mentre intorno a lui la gente
scappa urlando…
Si guarda attorno con
indifferenza e pensa: “Dal giorno in cui sono diventato la Cosa ho
sempre seguito Reed, Suzie ed il marmocchio nelle
loro imprese eroiche, ma sinceramente era solo una scusa per sfogare la mia
rabbia e poter menare le mani. Io non ho mai voluto essere un eroe, volevo
essere un pilota !!! Volare sui caccia militari è sempre stato il mio
sogno, ma un pilota d’aerei da guerra troppo bravo, in tempi di pace, non
può fare altro che accontentarsi di fare il collaudatore.”
Un gruppetto di demoni comincia ad andargli incontro.
Ben si prepara controvoglia allo scontro, ma le creature infernali sono
troppe per lui… o forse no? Lo sovrastano letteralmente, lo sommergono.
Ormai è impossibile vederlo sotto questa spessa coltre di viscidi esseri. Grimm
sente il loro tanfo di zolfo sempre più forte, tanto che non riesce quasi
più a respirare. Cerca, quindi, di farsi largo e di emergere in superficie,
quasi fosse a diversi metri sotto il livello del mare in apnea. Finalmente
riemerge con grande naturalezza da un colpo di reni per rimuovere una
ciocca di capelli dalla fronte.
Capelli ? CAPELLI ???
I demoni s’allontanano soddisfatti, lasciando l’uomo da
solo a rimirare incredulo il proprio corpo nuovamente umano.
Finalmente, dopo anni, Ben rivede la sua pelle; gioisce
nel sentire ancora il vento tra i capelli.
-Dio ti ringrazio !!! Finalmente sono di nuovo io,
finalmente la Cosa è morta e resta solo Benjamin J. Grimm. Adesso posso
essere un uomo normale, camminare tra la gente senza impaurire nessuno ! Potrò
fare quel che fa la gente comune: amare una donna, avere dei figli, andare
al cinema senza dovermi rifugiare nelle ultime file per non disturbare gli
altri spettatori, passare inosservato come qualunque altra persona… Meglio
tornare al FFP, voglio stendermi nella vasca da bagno per togliermi di
dosso anche l’ultimo granello di polvere arancione che ho addosso e
vestirmi persona normale e non da pagliaccio mascherato !
Detto questo Ben si dirige verso casa lasciandosi alle
spalle una scia di distruzione. Mentre cammina indisturbato verso casa,
viene fermato da una bella donna di colore dai capelli rasati che sta
aiutando delle persone coinvolte in un incidente automobilistico.
-Signore ? Eh, lei ! Sono la Detective Charlotte
Jones…presto, mi aiuti ! Devo tirar fuori questa bambina dall’auto prima
che esploda. Non ce la faccio da sola e tutte le linee telefoniche sembrano
intasate o fuori uso ! Dobbiamo portarla subito all’ospedale !-
L’uomo si guarda intorno e risponde con aria di
sufficienza:
-Non è un problema mio bella, sbrigatela da sola, ho di
meglio da fare… IO !-
Si volta e continua per la sua strada lasciando basita
la Detective. Fortunatamente, altri passanti, poco dopo, l’aiutano a
mettere in salvo la bimba. Ma non si dimenticherà di quell’idiota
irresponsabile. Dopo aver salvato la bambina inizierà a chiedersi perché
mai indossasse dei pantaloncini con il simbolo dei Fantastici Quattro…
“William Bentley” non potrebbe essere più contento della
situazione. Nemmeno lui avrebbe mai potuto immaginare un’occasione così
unica per studiare il comportamento umano. Controlla per l’ennesima volta
il suo elmetto… sì, il suo cervello è schermato dal fenomeno che sta
facendo impazzire la città. Il che è rassicurante, dopo tutta la fatica
fatta per appropr- collaudare quella particolare tecnologia, normalmente al di là
del suo campo.
La porta dell’ufficio si apre e viene sbattuta
rapidamente. Una ragazza in abiti casual ma abbastanza appariscenti prende
fiato, decisamente esausta.
-Qualche problema ?
-Tu che ne dici !? Una cosa sono i fan ossessionati da
me, un’altra i fan che cercano di uccidermi !!!
-Questo, mia cara Thalia, è il
mondo dello spettacolo.
-Stai isolando l’edificio, vero ?
-Naturalmente.
-Non puoi farlo con tutta la città ?
-E dove starebbe l’utilità ? E’ un esperimento a dir
poco unico. Se potessi integrare questi dati con i miei…
-Vuoi dire quelli che hai rubato.
-Dettagli, Thalia, dettagli.
Che ne è del tuo focoso amante ? Non dovevi tenerlo sotto controllo ?
-Prova tu a stare dietro a uno che vola !
-Come se fosse la prima volta…
-Se prova a non esserci alla consegna del mio Disco
d’Oro, giuro che lo ammazzo.
-Questo privilegio spetta solo a me. E ti assicuro che
più persone ascoltano le tue canzoni…e più questo diventa probabile…
Nel frattempo sulla 5th Avenue Susan Richards
lotta accanitamente contro un gruppetto di goblin.
Protetta da un’armatura costruita col suo campo di forza ed armata con
un’asta dalle medesime origini la donna si fa strada mettendo KO diversi
mostriciattoli. Con la coda dell’occhio scorge un bambino inseguito da
alcuni demoni. Materializza un ponte volante che la solleva e la porta
sopra il bambino. Il piccolo s’è rifugiato all’interno d’un vicolo cieco,
non ha possibilità di fuga. La cassetta della posta indemoniata che lo
insegue vuole mangiarlo, ma la Donna Invisibile la blocca in una bolla
solida che si restringe sempre più fino a stritolarla. Una volta tolto di
mezzo il demone Sue scende verso il bambino che corre via in lacrime.
Rimasta sola nel vicolo si guarda intorno spaesata, gustandosi il minuscolo
momento di calma che le è concesso. Alla sua destra scorge l’insegna
luminosa di un sexy shop nella cui
vetrina un manichino veste una parure sadomaso di pelle nera: maschera,
corpetto, perizoma e stivaloni con tacco a spillo. “Quel manichino ha più o
meno le mie stesse misure, potrei prendere quel completino per fare un
regalo a Reed per il nostro anniversario, ma probabilmente lui finirebbe
per pensare che Malice mi sta influenzando di
nuovo…” Il pupazzo in vetrina si anima tutto d’un tratto e diviene la parte
più spietata e disinibita di Susan Storm: MALICE
!!!
“Finalmente a casa !” Esclama Grimm spogliandosi della
sua uniforme e dirigendosi verso la stanza da bagno. Una volta nella
camera, davanti ad un grande specchio, l’ex Cosa si rimira soddisfatto
pensando: “Sembra strano entrare di nuovo a casa con il mio vero corpo… E’
da tempo che non guardo i miei bicipiti gonfiarsi. C’ho faticato per
renderli così grossi all’università.” Ben Grimm gira per casa con
l’asciugamani attorno alla vita, prepara in salotto il televisore sul
canale dei film di guerra, mentre la vasca da bagno è ormai pronta ad
accoglierlo.
Appena accende la tv viene assalito dalle immagini che
arrivano da tutto il mondo. Ovunque i demoni dilagano, come può uno come
lui restare a guardare ? E’ stato sui campi di battaglia; ama la sua patria
e la sua città e non vuole che diventino un Inferno in terra !!! C’è una
cattiveria peggiore – e più diffusa – del restare a guardare gli altri che
soffrono, infischiandosene totalmente ?
Questo pensiero scatena nel suo petto un bruciore, la
pelle pizzica, sente che il suo corpo si sta ingrandendo ancora… In un
attimo il suo pigiama e le sue ciabatte vanno in brandelli e sul divano
torna ad esserci l’amabile Cosa dagli occhi blu !
-Salve Sue, era da tempo che non ci vedevamo noi due non
credi ? Hai sentito molto la mia mancanza vedo. - Esordisce sogghignando da
sotto la maschera nera.
-Pazza psicopatica… come hai fatto a venire fuori ancora
una volta ?!
-Beh… devo ammettere che questo clima di crudeltà e
terrore mi rende più facile venire fuori dalla tua testolina bacata. – Sue,
rabbiosa, sferra una bordata con la sua asta verso Malice,
ma la manca clamorosamente e finisce col distruggere la vetrina.
-Ma guardatela… La gattina ha tirato fuori gli artigli !
Vedo che cerchi di imitare invano il mio stile !!! – La donna in pelle nera
schiva agilmente tutti i colpi della signora Richards. Il che, essendo
entrambe praticamente la stessa persona, non deve stupire più di tanto…
-E’ inutile che tenti di sorprendermi con qualche mossa
di karatè Susan. Ricorda, io sono sempre con te, sono la parte migliore di
te, quella più disinibita e più vera. C’ero anch’io insieme a te e a Pugno
d’Acciaio, non dimenticarlo mai. – Anche Malice
adesso ha un’asta con cui combattere. Il loro combattimento è particolare.
Le due donne di muovono in maniera speculare. Sembra quasi di vedere una
lottatrice allo specchio.
-Dannata Malice, t’ho
sconfitta una volta e posso farlo ancora. Non ti permetterò di prendere il
controllo. Ho imparato molto da allora. So controllare le mie frustrazioni
e so come sfogarle. – Mentre pronuncia queste parole riesce a prendere di
sorpresa l’avversaria e l’imprigiona in un campo di forza impenetrabile.
–E’ inutile che tenti di liberarti. Sono io la parte dominante, ho io il
controllo e non intendo lasciarti rovinare la mia famiglia !!! Stavolta ti
farò sparire per sempre…
D’un tratto l’attenzione della Donna Invisibile viene
attirata dalle urla che arrivano da dietro l’angolo. Gira un attimo lo
sguardo verso la 5th Avenue e poi di nuovo nel vicolo. Malice è tornata ad essere soltanto un manichino dietro
la vetrina rotta di un sexy shop. Susan, sorpresa, guarda i frammenti di
vetro in terra per un attimo, poi crea uno dei suoi ponti volanti e torna
verso i combattimenti. Senza notare che la vetrina che ha appena rotto in
realtà dà su un negozio in ristrutturazione… e vuoto.
Harold Pledgeworth è appena
rientrato a casa, dopo una giornata a dir poco infernale. Prima viene
licenziato dalla Morrison Pharmaceutics, per aver
falsificato i risultati del suo esperimento. Lui ha cercato di spiegare il
coinvolgimento degli Elementi del Destino, ma dopo che il loro scontro con
i Fantastici Quattro aveva distrutto tutte le prove c’era poco da fare. Tra
l’altro, sembrava che tutti al lavoro oggi avessero tirato fuori il loro
lato peggiore.
Poi il conducente dell’autobus che doveva riportarlo a
casa decide di non farlo salire perché non gli piace la sua faccia. Il
successivo decide di fare il viaggio che ha sempre sognato e lo porta oltre
l’East River con un percorso molto alternativo.
Ora, dopo ore a cercare un modo di tornare a casa, ci è
riuscito. Crede che niente possa peggiorare la giornata, quando prima di
mettere le chiavi nella serratura vede che è stata scassinata. Entra timoroso
nell’appartamento, notando che è scomparsa qualunque cosa con il minimo
valore commerciale.
Sconsolato, si toglie la giacca e va in cucina. Forse è
il momento di aprire la bottiglia di Bourbon che gli hanno regalato
quindici anni fa. Non serve cercarla al solito posto: è sotto i suoi piedi,
in mille pezzi e vuota. Prova ad aprire il frigorifero, ma anche quello è
stato saccheggiato.
Si siede a terra, sbuffando. Si toglie gli occhiali per
dargli una pulita.
-Se non altro, peggio di così non può andare.
Si muove qualcosa, dall’altra parte dell’appartamento.
Rumore di vetri rotti. Harold si alza in piedi, uscendo con calma dalla
cucina. Dall’altra parte della porta vede un demone, un essere mostruoso
dai piedi caprini ed una lunga coda pelosa… insomma, un demone, i dettagli
contano poco.
Si avvicina sorridendo, o forse ringhiando, non è molto
facile capirlo. Harold indietreggia: vorrebbe scappare, ma sicuramente il
demone può raggiungerlo in tempo.
-Stammi lontano !!! – gli urla, sperando di
scoraggiarlo. Ma il demone è divertito dalla reazione, e si avvicina.
Sbatte contro qualcosa, ad un paio di metri da lui, mentre Harold sta già
per rannicchiarsi ed aspettare la morte.
Il demone tasta la barriera invisibile, inizia a
spingere, ma non riesce a passare. Porta le dita alla bocca e fischia.
Harold inizia a rialzarsi e spera che qualunque cosa stia fermando il
demone continui a farlo; almeno fino a quando non sente una mano sulla
spalla. Si volta di scatto e rabbrividisce alla vista di un altro demone,
che sta per afferrarlo. Urla di puro, incontaminato terrore. Sente un
fortissimo calore ed un vento caldo fortissimo che gli fa chiudere
istintivamente gli occhi.
C’è un boato tremendo, che scuote tutto il palazzo.
Harold perde conoscenza per qualche istante, e poi riapre gli occhi. Gli
effetti dell’esplosione gli sono immediatamente chiari: l’intero
appartamento è stato spazzato via, e non resta che uno spesso strato di
polvere sopra le pareti sventrare degli altri appartamenti.
“Cos’è successo !? E’ scoppiata una tubatura del gas ?
Ma il contorno dei detriti è sferico… lo scoppio doveva essere proprio
sotto… di… me…”
Al centro del buco creato agli ultimi piani del palazzo,
Harold Pledgeworth comprende di essere l’unico
responsabile di tutte le stranezze che gli sono capitate… e di avere in
qualche modo provocato l’esplosione. Poi lo scienziato lascia il posto
all’uomo, che si mette a piangere in ginocchio, in mezzo ai resti di tutto
quello che gli era rimasto.
“Attento a quello che dici…” sussurra una voce tra le ombre
“…e a quello che desideri. Le cose vanno molto peggio del previsto…”
Alcuni frammenti del piano di sopra tremano,
arrendendosi alla forza di gravità. Un pezzo di pavimento cade sulla spalla
destra, lacerando la camicia che è una delle ultime cose che gli sono
rimaste. Data la situazione, non nota che non si è fatto neanche un
graffio. E non nota neanche il piccolo tatuaggio che ha sulla spalla.
Due grandi linee perpendicolari, che si incrociano con
altre due più piccole; una specie di mezzaluna racchiude il tutto. Sembra
una stella… un marchio delle stelle, su quest’uomo che adesso ha perso
tutto quello che aveva. Tranne quello che sembra una stella. Tranne lo Starbrand.
Ore dopo. La battaglia procede senza sosta, in una città
in cui a milioni di cittadini impazziti si è aggiunto un numero imprecisato
di demoni.
La Torcia Umana è circondata, impossibilitata ad agire
per il timore di ferire gravemente gli umani. Un demone gli salta in
faccia, ma, prima di poterlo sfigurare, viene afferrato da una gigantesca
mano arancione, che lo stritola facendolo esplodere in polvere.
Alcuni umani vengono racchiusi in campi di forza, altri
allontanati da un braccio deformato in un modo impossibile, ed adesso c’è
la sicurezza di poter fare qualche demone alla brace senza troppi sensi di
colpa.
Nel giro di trenta secondi, insieme, i Fantastici
Quattro sconfiggono più demoni di quanti ne abbiano sistemati in un giorno
di lotta indiscriminata.
-Dove accidenti siete stati !? – chiede Susan con tono
nervoso. Ancora non sopporta il pensiero di essere lontana da Franklin con
questo caos mondiale, ma almeno si è assicurata che stia bene…
-In giro – rispondono all’unisono il fratello e il
migliore amico, che distolgono lo sguardo. E per un istante riprendono i
pensieri che li hanno attanagliati per ore…
“Forse Reed aveva ragione, forse il problema di essere
bloccato nelle sembianze della Cosa è psicologico !”
“Il mio lato negativo non era molto diverso da come mi comporto
normalmente…sono davvero così ?”
-Ora basta con queste facce – interviene Reed, il
ritratto della risolutezza in questo momento – Il mondo ha bisogno di noi.
Siamo i Fantastici Quattro, prima di tutto, e non possiamo permetterci di
cadere come tutti gli altri.
Susan e Ben sono in parte rincuorati da quelle parole,
ma Johnny finge soltanto di essere d’accordo.
“Forse per te, Reed…tu hai una vita oltre i FQ, ma io ?”
-Con tutto quello che ci è successo in questi anni –
conclude Susan – abbiamo dovuto accettare i nostri lati peggiori, per
andare avanti. Ma ne siamo usciti integri.
Un pensiero si insinua ancora nella mente di Reed, un
pensiero che parla con una voce diversa dalla sua…
“Pensi davvero di
essere una persona sola ?”
-Non è esatto, Susan.
Tutti si aspettano la solita lunghissima spiegazione
super-scientifica, ma…
-Non siamo mai una persona sola in ogni situazione. E
specialmente noi: non siamo mai soli, siamo una famiglia. Non si tratta
solo di contare l’uno sull’altro, ma sull’essere ognuno una parte del
tutto. Siamo un gigantesco gioco di specchi, e non abbiamo mai tutti i
pezzi delle nostre anime. Solo restando assieme siamo completi.
-Tutto questo per dire “E’ tempo di distruzione,
prendiamo a calci nel didietro un bel po’ di demoni”, Reed ?
-Precisamente, amico mio…precisamente.
“Pensi davvero di
essere una persona sola ? No, e non ho mai voluto esserlo”.
Più tardi ancora. A New York scende la notte, ma a Latveria non è ancora il tramonto. Centinaia di robot
presidiano i cieli, abbattendo gli sporadici demoni.
Piccoli velivoli sorvolano ogni città, diffondendo
ordini e restrizioni…
-Attenzione,
cittadini di Latveria. Per la vostra incolumità,
è severamente vietato lasciare le proprie abitazioni. Cibo e beni di
sostegno saranno distribuiti automaticamente. Vi ricordiamo che la
disobbedienza equivale alla morte. Attenzione, cittadini di Latveria. Per la vostra incolumità…
In una delle caserme dell’Esercito Reale, Dieter Shenkie cerca di distarsi osservando le fiamme del
camino, senza ascoltare le grida di aiuto dell’uomo che viene portato via
da un robot volante.
-Soldato
Denkov, Josef: questa unità ti condanna a sei
mesi di prigionia nel Campo di Riabilitazione alla Integrazione Sociale,
per ordine del nostro sovrano Victor Von Doom.
Per la sua incolumità, è pregato di non opporre resistenza.
-Aiutatemi !!! Per l’amor del cielo, aiutatemi !!!
Dieter decide che è un buon momento per lucidare le sue
armi. Pensa “Accidenti a te, Josef, non potevi stare zitto !? Te la sei
andata a cercare…”
Poi si rende conto che a Latveria
pensare può essere molto, molto pericoloso… meglio obbedire, per la propria
incolumità.
FINE ?
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